HP Virtual SAN Appliance

Avendo trascorso innumerevoli giornate tra rack stracolmi di hardware HP, un doveroso primo posto almeno in ordine di apparizione va alla prima Virtual SAN Appliance di HP.

Il software in oggetto è scaricabile dal sito HP in versione trial 60giorni. Oggi il link da dove è possibile effettuare il download è il seguente:

http://h18006.www1.hp.com/products/storage/software/vsa/trial/index.html

Il software nasce con lo scopo di mostrare agli utenti tutte le potenzialità della nuova SAN LeftHand P4000 di HP, ma può essere usato semplicemente per creare dei volumi logici e presentarli alle macchine tramite protocollo ISCSI.

E’ possibile scaricare il software come applicativo (Laptop Demo) da installare direttamente su una macchina Windows, o si può scegliere la versione Virtual Application per ESX server o Hyper-V. In questo articolo è mostrata la versione “Laptop Demo”, di cui presentiamo i passi fondamentali per installazione e configurazione. Ricordiamo che è necessario installare la virtualappliance su un sistema host locale; in questo esempio utilizzeremo VMWARE Workstation.

Il primo passo è ovviamente il download e l’estrazione del pacchetto HP_P4000_VSA_9.5_Laptop_Demo_SW-ESX_servers_not_required_AX696-10537

Successivamente è possibile avviare la Virtual San Appliance (VSA) aggiungendo la stessa all’inventory di VMWare Workstation importando il file .vmx presente nella cartella Demo_Bits/VSA.

A questo punto configuriamo la macchina virtuale per utilizzare la rete in modalità bridged, avviamo la macchina ed attendiamo il completamento del boot.

Terminato il boot digitiamo:

start

e configuriamo l’appliance personalizzandola con i parametri della nostra rete. Selezioniamo quindi “Network TCP/IP settings”, poi “eth0”, ed immettiamo hostname ed ip desiderati. Nel nostro esempio l’hostname sarà VSA1 e l’ip 192.168.9.241

 

E’ possibile creare un clone della VSA per avere 2 appliance (assegnando loro due IP diversi) e simulare in tutto e per tutto il P4000 LeftHand di HP. In questo caso tramite una console sarà possibile gestire le due appliance come due nodi di un cluster, e ridondare tutte le connessioni.

Nel nostro caso ignoreremo la configurazione in cluster, ma per la creazione dei volumi e la loro presentazione ai server utilizzeremo comunque una apposita console, chiamata Centralized Management Console (CMC). Questa console è un software semplice ma molto versatile, che andiamo subito ad installare con un semplice wizard. Il file per lanciare l’installazione è CMC_9.5.00.1215_Installer e si trova nella cartella Demo_Bits.

 

Per questa demo abbiamo scelto di installare la modalità “Typical”, lasciando i percorsi di installazione di default, e scegliendo di aprire la console del software al termine dell’installazione.

All’apertura della CMC, una finestra ci invita ad inserire l’elenco delle VSA da gestire, e nel nostro caso inseriremo come unico IP 192.168.9.241

 

Un messaggio ci confermerà l’aggiunta della VSA, e nella dashboard della console troveremo il nostro sistema sotto la voce “Available Systems”

 

La VSA Demo nasce con un HD preconfigurato da 7,20GB, ma è possibile aggiungere dischi virtuali per aumentare le capacità dello storage.

Per fare ciò spegniamo la VSA utilizzando l’apposito menu contestuale dalla CMC, e modifichiamo i virtual disk collegati alla VSA operando direttamente dai settings della macchina virtuale.

I dischi da aggiungere devono essere di tipo SCSI, ed è fondamentale che ad essi siano assegnati degli SCSI id ben precisi: il primo disco dell’array (già presente sulla VM demo) ha SCSI id 1:0; i dischi aggiuntivi dovranno essere configurati con gli id successivi  (1:1, 1:2, 1:3, …). Nel nostro caso aggiungiamo un disco da 12GB sullo SCSI ID 1:1.

Riavviamo la VSA, e riaccediamo alla CMC per configurare i nuovi dischi. Ci rilogghiamo sulla VSA clickando su Login…

ed andiamo nella sezione dedicata alla gestione dei dischi locali (Storage). Notiamo un disco “Uninizialized”, sul quale possiamo clickare con il tasto destro e selezionare “Add disk to RAID”

Successivamente il nuovo disco è disponibile per ospiare i nostri volumi logici.

A questo punto è necessario creare un management group per poter operare sui target ISCSI e sulle unità logiche. Nel nostro caso ci limiteremo a creare un cluster single-node che contiene una sola unità VSA per gestire la nostra SAN virtuale.

A tal proposito è necessario clickare con il tasto destro sulla VSA e selezionare “Add to new managemetgroup” per aprire il relativo wizard.

Ci sarà chiesto di scegliere un nome per il Management group, assegnare un utente ed una password per gestirlo, configurare il server SMTP per l’invio di eventuali allarmi, selezionare un tipo di cluster, e configurare ip e nome del cluster stesso. L’ultimo passo del Wizard è quello della creazione di un volume, che per il momento skipperemo aggiungendo il segno di spunta in basso a destra.

Una finestra ci informerà della corretta creazione del cluster.

 

Per l’esempio abbiamo scelto i seguenti parametri:

Management Group chiamato ManagementGroup1
Username: admin / Password: admin
Cluster standard di nome Cluster1
Virtual IP: 192.168.9.242

La console mostrerà un warning sulla WSA se non è stato configurator nessun SMTP server.

Ora possiamo finalmente passare alla creazione dei dischi, espandendo la configurazione del cluster e selezionando “New Volume” dopo aver clickato con il tasto destro del mouse su “Volumes and Snapshots”.

Nel nostro caso creeremo un volume da 10Gb, subito visibile nel menu ad albero sulla sinistra. Notiamo che l’unica opzione possibile per quanto riguarda il livello di RAID del volume sarà Network Raid 0. Questo perché c’è un solo nodo all’interno del cluster e l’unità non può essere ridondata. Un cluster a due nodi ci darà la possibilità di configurare il Volume in Network Raid 10, e quindi avere i dati in produzione anche se uno dei due nodi (VSA) non è raggiungibile.

Guardando il tutto nell’ambito “reale”, teniamo presente che le due VSA sono in realtà due appliance fisiche separate, e quindi il Network Raid 10 consente la ridondanza anche su cluster geografici.

Per rendere l’unità disponibile non ci resta che aggiungere alla nostra configurazione i server che utilizzeranno il volume, quindi vediamo come connettere questa unità ad esempio tramite l’ISCSI initiator di Microsoft.

Ovviamente è possibile configurare altri sistemi operativi (linux, ESX, ecc…) essendo il protocollo ISCSI ormai disponibile su tutte le piattaforme.

E’ bene ricordare, inoltre, che la VSA di HP 4000 è supportata ufficialmente da VMWARE.

Tornando a noi, avviamo l’ISCSI initiator sul nostro server e leggiamo nel tabConfiguration il nome dell’Initiator stesso:

Andiamo poi ad aggiungere il nome dell’initiator tra i server conosciuti dalla CMC

La voce “Controlling server IP Address” è obbligatoria nel caso si debba connettere un sistema ESX, ed in questo caso bisognerà valorizzare il campo con l’ip del vCenter server. Per la nostra macchina Windows non sono richiesti altri parametri. E’ opzionale la configurazione dell’autenticazione CHAP tra il server e il target ISCSI, e nel nostro caso non la andremo a configurare.

In seguito assegnamo a questo server la possibilità di leggere/scrivere su un volume selezionando “Assign and unassignvolumes and snapshot” dal relativo menu contestuale.

 

Subito dopo possiamo tornare sull’initiator e configurare l’ip del cluster come Target portal. In seguito selezioniamo il tab Targets e clickiamo su “connect”

      

Una nuova scansione dei dischi effettuata subito dopo ci mostrerà l’unità disponibile. Potremo così formattarla ed utilizzarla per l’utilizzo in un cluster.

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